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"Il 'cammino' di Federica Sanguigni va avanti senza voltarsi indietro, come spinto da una necessità, qualcosa di inevitabile; non è un percorso determinato (vien da pensare alle particelle della fisica quantistica e al principio di indeterminazione) eppure ha delle tappe precise, o meglio i paesaggi cambiano, gli scenari che attraversa: prima una 'giungla deserta', poi un 'teatro delle utopie' (con un "pubblico sordo"), poi un 'mercato delle illusioni'. A un certo punto, ai piedi di una montagna, è tale la stanchezza che è inevitabile una sosta. Ma è solo un'apparenza: il cammino riprende, questa volta a 'occhi bendati. Ora è una palude di dubbi, voci infide, una melma malefica in cui l'instancabile viandante s'impantana, e si addormenta, affogando. Ma niente paura: è solo l'inizio. Ci sarà un incontro, succederanno cose, delusioni, rimpianti, rimorsi, ma anche una rivelazione finale, avvolta anche lei nel mistero." (Claudio Damiani)